Lavoro In Cantiere

Dopo essere stati buttati fuori da ben tre licei, dopo essere stato bocciato per tre anni, arriva il giusto momento in cui il tuo babbo, molto gentilmente, ti invita ad adoperarti in altre faccende che meglio si addicono alla tua persona.
Ovvero un mattino mi venne gridato "Mo, va a fadgà!" (Ora appropinquati a cercarti un'occupazione lavorativa stabile).
E come dire di no all'uomo che ti sfama, che ti ha cresciuto, ti ha sopportato e ti minaccia di morte dolorosa e lenta?

Mi son messo in viaggio, a fare l'elettricista con mio padre. Ma non di quegli elettricisti che per aggiustare una presa ti chiedono 40 euro, ma di quelli sottopagati che lavorano al freddo e al gelo in un cantiere.
E qui inizia la parte pseudo-comica:

LA VITA IN CANTIERE - 3 Mesi all'inferno
Ero sperdiuto tra i monti, cosa che per uno che abita ad uno sputo dal mare (ma lo odia) può rivelarsi affascinate.
Si lavorava alla costruzione di un cinema, di quelli multisala.
Mi aspettavo una vita diversa in cantiere, un lavoro confusionario ma con un suo ordine.
Macché...
Gente che lavora senza casco, senza protezione alcuno proprio davanti all'uffico dell'ASL provinciale. Tutti uomini e quindi ogni angolo in ombra diviene un luogo giusto per "marcare il territorio".
Per uno che poi ha sempre sofferto di mal di mare, vertigini ed acuta arcnofobia, lavorare su una dondolante impalcatura, a venti metri d'altezza, proprio sotto un soffitto brulicante di ragni... Brrr...
Però per non deludere nuovamente un buon padre, ci si mette d'impegno pure qui.
Compro una cassettina di attrezzi del mestiere per un valore complessivo di 1300 euro (risparmi miei), una tuta da lavoro, scarpe antinfortunistiche, casco che fa tanto "Bob l'Aggiustatutto" e molte altre cose pressocché inutili in un secondo momento.
Ma al secondo viaggio, ovvero dopo soli 28 giorni, accade l'imponderabile: furto della cassettina, tuta strappata e casco distrutto sotto l'ira funesta di mio padre.
Come se non bastasse inizia la fase di totale malnutrizione, ovvero niente colazione, un panino al mezzoggiorno e l'abbuffata la sera. Mangio meno ma metto su una pancia di quelle inguardabili.
Il sonno scarseggia, non ho tempo per chitarra e disegno, tantomeno per leggere qualcosa... E il mio Q.I. si avvicina sempre più a quello di un'ameba.

3 Mesi d'iinferno e poi l'abbandono. COn quesi soldini guadagnati mi son pagato l'iscrizione ad una scuola privata.
Ma rimpiango un po' il lavoro, la gente conosciuta e Mirko che tentava di insegnarmi il rumeno.
Magici momenti d'inferno...
Inserito da Oni il 06-03-2009 01:37:09